"Il testo è risultato irrilevante di qualche altro processo in corso e il nostro compito è scoprire quale esso sia".
Michel ST.-Denis, regista, in presentazione del "Il giardino dei ciliegi" di Chekhov a Stratford nel 1961

L'esprit de collage.... est avant tout celui de la rencontre fortuite". Max Ernst.

"Collage: situation d'un homme et d'une femme qui vivent ensemble sans mariès."
Definizione trovata in un vecchio dizinario da Jacques Prevért.

"Fissava appuntamenti con se stesso come con un amico, perché aveva a cuore l'amicizia. Non arrivava mai in anticipo ne' in ritardo, ma puntualissimo." André Pozner riferito a Jacques Prévert.

Le creazioni di Rita Ettore sono fatte per essere guardate, cioè per aprire e risvegliare gli occhi, che sono le porte del cuore. Rita ci invita inoltre all'esperienza e alla conoscenza attraverso il tatto. Non è materiale su cui meditare e discutere. Ovviamente il fascino stupefacente della creatività risiede sempre nell'impossibilità di definirla o duplicarla.
In questi ultimi anni Rita ha creato e forse perfezionato una forma d'arte che ribalta le comuni convenzioni sull'apparenza esteriore e il significato interiore. Come sa chi studia la fenomenologia dei sogni, l'abbigliamento di un individuo, la sua manifestazione più esterna, è ciò che rivela l'anima. In queste opere la disposizione, le forme, i tessuti, i colori dei capi di vestiario, talvolta delle scarpe, gli accenni di mobilio, suscitano emozioni e raccontano storie.
Rivelano cioè significati, motivazioni e rapporti. Come nella geomanzia cinese qui l'organizzazione esterna determina l'esperienza soggettiva. E' l'applicazione di una nuova visione. Ma nell'opera di Rita, in particolare, è bene non confondere ciò che è artistico con ciò che è nuovo.

L'innovazione, l'invenzione e simili hanno a che fare con la novità. (L'invenzione è l'opera dell'uomo, acuta risoluzione di problemi, nella migliore delle ipotesi. L'innovazione non è che l'adattare ciò che è stato inventato o creato, alle esigenze concrete dell'utilità). L'originalità, il mai visto prima, è solo una componente di ciò che è artistico. L'uso del chiaroscuro in Rembrant, ad esempio, e l'abitudine di Picasso ad usare due o più prospettive nei suoi dipinti o sculture, possono essere modi nuovi di rappresentare oggetti e situazioni, ma in se e per se sono solo buone idee; non è questo che ci tocca e ci commuove. Possiamo essere sorpresi o allarmati, sollevati o perfino elettrizzati dalla novità. A rendere quest'opera artistica, o autenticamente creativa, è invece il modo in cui, l'innovazione, è stata visibilmente plasmata dagli intenti e dalla appassionata intelligenza della creatrice - il cuore e l'anima - così che l'emozione nello spettatore è mossa direttamente dall'artista, in modo miracoloso.

Dire "direttamente dall'artista" significa che Rita è riuscita ad aprire la sua persona e permette allo spettatore di conoscere il suo eccezionale modo di essere e di vivere il mondo (specificamente il suo vedere e il suo "sentire"). Lo spettatore avrà la sensazione di conoscere l'io del creatore, non solo l'immagine in cornice, ma l'esistenza dell'artista come tale. Questo, e non l'imitazione perfetta o la precisione fotografica, è ciò che si intende per capacità dell'arte di "catturare la vita stessa".

In ogni caso il concetto di verosimiglianza non avrebbe significato nelle arti non rappresentative, ad esempio la danza non narrativa o la musica senza parole.Esse esercitano la loro magia su di noi senza nessun riferimento all'esplicito. Sappiamo essere sensibili all'arte senza altro "soggetto" se non i materiali usati: colori, note, argilla, suoni e timbri di strumenti, olio, inchiostro, tessuto e fibre.

Come già osservato, nell'opera di Rita, la caratteristica umana dell'immaginazione, in ogni caso ha una funzione importante: fantastichiamo, ipotizziamo, cerchiamo indizi di un contenuto emotivo che è del tutto preciso e al contempo impossibile da esprimere con esattezza. (I titoli dell'autrice, provocazioni, ci stimolano in questo). In breve, questa è "profondità" intesa come dimorante ben lungi dalla superficie, o al di là del limite, o lontano dalla posizione dello spettatore. Nulla è più reale del "mistero" o dell'"immaginazione": pur se non "palesi", esse sono presenti, parte della vita reale.

Per natura viviamo in dimensioni inesprimibili ed impenetrabili che è arduo vedere, percepire e descrivere. Procedendo, l'opera di Rita acquista maggior profondità. Iniziamo a trovare profondità di sentimento, profondità di percezione e profondità di comprensione. La profondità suggerisce, ovviamente, l'essere fortemente commossi e toccati oltre la superficie, lo strato esterno. La profondità sottende un'intensità di pensiero, una, forte saggezza, spesso acuta e difficile da comprendere o da comprendere con facilità. ("un profondo mistero"); in psicologia è un modo tradizionale di riferirsi, in maniera imprecisa ma suggestiva, a ciò di cui gli esseri umani sono capaci, o composti (psicologia del profondo, "nevrosi profonda", "le profondità del proprio essere"). Pur essendovi collegata, la profondità è diversa dalla complessità, la varietà e il numero delle caratteristiche che compongono figure e fattezze, includono elementi in alcuni casi, apparentemente contraddittori. Un arazzo - e ci avviciniamo alle creazioni di Rita - è intessuto di molti colori, di fili bianchi e neri. La figura e lo sfondo, il palese e il latente, in ogni vera opera d'arte - musicale ad esempio, nonchè visuale - sono elementi che si sovrappongono, si interpongono e vengono coperti. L'attenzione rigorosa ad una simile rete di tessuti, colori e geometrie variabili, presenti nell'ambiente è alla base del culto dell'estetica; già l'origine greca del termine "estetica" si riferisce, all'intera esperienza della percezione, senza limitarsi ad un senso in particolare. La devozione ad una perfezione formale che cerca, o cerca di vedere, l'equilibrio nel mondo intorno a noi, dà origine a questa multidimensionalità sensoria.
Nelle sue creazioni Rita riesce a toccare e a conoscere il mondo e a farci entrare nell’esperienza - se possibile con la stessa facilità con cui si apre un armadio o si entra in una stanza-. Seguiamola.

Barrie Simmons,
19 aprile 2006

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